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Matera 2019, il 29 si inaugura l’ultima mostra del progetto pilastro I-Dea. Abitare gli archivi: Vita, movimento, raccolto

Posted on 25 Novembre 201915 Novembre 2019
Studio Formafantasma (Laterza)

Sabato 29 novembre alle 18 quinto e ultimo appuntamento per I-DEA, un progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 sul tema dell’archivio. Si inaugura Abitare gli archivi: Vita, movimento, raccolto l’ultima tappa con la mostra a cura di Pelin Tan & Liam Gillick. Gli archivi scelti nell’ambito della ricerca condotta dalla curatrice e dall’artista, entrambi di fama internazionale, sono stati inquadrati all’interno di un approccio critico nei confronti del modernismo e in linea con la storia del territorio dagli anni ’50 ad oggi. Si parlerà ad esempio dei quartieri Spine Bianche e La Martella, il primo progettato da Carlo Aymonino, il secondo da Ludovico Quaroni su richiesta di Adriano Olivetti nell’ambito del grande intervento urbanistico utopico condotto negli anni ’50 dall’imprenditore, che teneva insieme architettura, impresa e attenzione per la comunità. Si intrecceranno vicende parallele che comprendono quindi lo sviluppo dell’architettura, delle abitazioni e degli insediamenti dagli anni ’50 in poi a Matera e nel territorio Lucano, il movimento di persone dai Sassi alle nuove architetture, dai villaggi ai borghi rurali, fino alle sottoculture dagli anni ’60 agli anni ’80 nei Sassi e ai migranti oggi.

I-Dea e Open Design School e sono i due progetti pilastro di Matera Capitale Europea della cultura 2019 a cura di Joseph Grima, sotto la supervisione di Rossella Tarantino, Manager Sviluppo e relazioni della Fondazione, e con il project management di Rita Orlando.

I-DEA, a cura di Joseph Grima e Chiara Siravo, curatrice associata, esplora gli archivi e le collezioni della Basilicata da un punto di vista artistico. Artisti e designer, la cui pratica trova i fondamenti nella ricerca, sono stati invitati a curare mostre consecutive utilizzando gli archivi come punto di partenza. Lavorando con una serie di materiali e documenti apparentemente sconnessi tra loro, gli artisti sono invitati ad immergersi negli archivi trasmettendo la loro interpretazione sotto forma di una mostra temporanea. Open Design School ha disegnato un sistema di allestimenti aperto, modulare e movibile che possa portare umiltà, dubbio, curiosità e uno spirito anti-didattico nella curatela di collezioni e materiali d’archivio. Oltre alle esposizioni permanenti, sono previsti workshop, performance, talk e altri momenti di approfondimento. Il primo a appuntamento è stato a cura del fotografo Mario Cresci, con la mostra Le Due Culture. Artefatti e Archivi (22 marzo – 7 giugno 2019), il secondo con Visione Unica: Cultures of Environmental Manipulation a cura dei duo di designer Studio formafantasma (8 giugno – 11 settembre 2019). Il terzo è stato Thauma, Atlante del Gesto a cura di Virgilio Sieni (12 settembre – 7 ottobre).

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